Mi è stato chiesto in questo momento storico che attraversa il mondo intero, di esprimere il mio pensiero, una riflessione personale, sul tema dell’essenzialità.
Nella canzone di Marco Mengoni, l’essenziale”, leggo:
e mentre il mondo cade a pezzi / io compongo nuovi spazi e desideri che /appartengono anche a te / che da sempre sei per me essenziale.Mentre il mondo cade a pezzi / mi allontano dagli eccessi e dalle cattive abitudini /tornerò all’origine / e tornerò a te che per me sei essenziale.
Parole di un canto di chi prende consapevolezza della propria condizione e si rivolge all’amata.
Se per un momento, un momento solo, mentre ti trovi a leggere queste quattro parole, sposti l’attenzione sull’Amato per eccellenza, Cristo Signore Nostro, non l’amata di turno o quella di una notte sola, ma l’ Amato di oggi e di sempre, cosa leggi?
e mentre il mondo cade a pezzi / io compongo nuovi spazi e desideri che /appartengono anche a te / che da sempre sei per me essenziale.Mentre il mondo cade a pezzi / mi allontano dagli eccessi e dalle cattive abitudini /tornerò all’origine / e tornerò a te che per me sei essenziale.
È questo il tempo in cui tutti indistintamente siamo stati messi di fronte alle ristrettezze dettate da una emergenza inaspettata, indesiderata, che ha stravolto gli spazi della nostra libertà.
Una libertà probabilmente gestita male, con eccessi, cattive abitudini, rischiose e non. E ora ai ripari drasticamente. Il mondo intero non per scelta e senza discutere, è indirizzato verso uno stile di vita che non gli appartiene, un mondo claustrale a cui sono abilitati soltanto chi gli appartiene per scelta.
Tutto questo ci pesa, e non soltanto materialmente, ma anche nello spirito. E stiamo continuamente a chiederci: “cosa sarà domani?” e non solo il domani che riguarda me o la generazione di oggi, ma cosa sarà per coloro che verranno dopo, quali valori dovranno reggere la loro vita? Che cosa darà consistenza alla loro esistenza?
Vado con la memoria ai tempi passati, dove mi meravigliavo di certe scelte proposte dai fratelli anziani e da stili di vita che a loro appartenevano, mentre per chi era più giovane incomprensibili, come oggi, ciò che appartiene a me non sempre è capito e accettato dalle nuove generazioni. Generazioni di uomini/frati abituati ad una vita dove non potevano esistere sprechi, dove l’essenziale era regola di vita, per loro che avevano scelto la povertà come via di perfezione e per coloro che senza scegliere subivano la condizione facendoli vivere molte volte nella miseria. Penso ai frati vissuti in questo luogo, figli di Francesco, appartenenti alla riforma di San Pietro D’ Alcantara, una spiritualità tra le più rigide sorte nell’ Ordine dei Frati Minori, basti vedere gli spazi da loro abitati. L’essenzialità e la sobrietà accompagnava ogni loro scelta, era il modo più idoneo e concreto per incarnare nel XVI secolo la povertà scelta da Francesco e trasmessa ai suoi fratelli.
Nulla di anormale è il processo evolutivo, ma quanta involuzione è passata in questo processo, probabilmente non prevista; vedi l’inquinamento che siamo stati capace di creare, ci siamo fatti padroni del creato mentre dovevamo essere soltanto dei validi amministratori. Inoltre se penso ai pomeriggi spensierati trascorsi nei cortili o in strada con gli amici, una corda, un pallone ci rendeva felici, oggi purtroppo i bambini non sanno divertirsi più da soli, hanno bisogno dell’animatore. Quanta nostalgia avverto nel cuore a quei giorni in cui ci si sentiva felici di niente, del poco, anche di una mela zuccherata e caramellata cotta al forno, all’esplosione di felicità per aver trovato tutti i compagni nel gioco del nascondino senza rimanere penalizzato a contare daccapo e ricercare ancora.
Da più grandi mentre si sviluppa il quoziente di intelligenza, inizi a riflettere e allora ogni cosa bella ti fa provare sensazioni da favola, soffermarsi ad ammirare le piccole cose della natura: i profumi, i colori dei prati in fiore o le onde tranquille sulla riva del mare che diventano culla ai pensieri. Mi dico non dovremmo appropriarci daccapo di queste cose per non correre il rischio di aver vissuto una vita senza averla assaporata? Quanti altri esempi potrei portare ancora, ognuno aggiunga quello che ritiene più opportuno.
Corre il tempo, come una giostra senza fermata eppure oggi ci obbliga, tutti fermi, tutti nello sperimentare la fragilità del nostro essere, ma forse le prime lettere di essere non sono uguali a essenzialità. In un mondo che corre e corre troppo, non dovremmo sentire la grande responsabilità di trasmettere ai piccoli a coloro che crescono per divenire il futuro della storia umana il valore dell’essenzialità che non è solo evitare sprechi, ma riscoprire la bellezza delle origini? Perché sono qui ? Perchè esisto ? Ci deve essere un perché !
A te la fatica del sapere e non dimenticarti che l’essenziale è sinonimo di chi non si lascia ingannare dall’effimero e riempire la vita di cose, ma cerca con entusiasmo e forza Dio.
“Con tutto il cuore ti cerco: non lasciarmi deviare dai tuoi comandi”. (salmo 118,10)
Non è espressione di un canto moderno, ne di Mengoni o altro. È la voce del salmista che cerca Dio suo unico bene, il suo unico essenziale.
Direbbe Francesco:
“ mio Dio e mio tutto! Chi siete voi, mio dolcissimo Signore Iddio,chi sono io, povero vermiciattolo, vostro servo? …”
Cosi si rivolgeva al Signore tutti i giorni, fino a ricevere il dono della conformazione sul monte della Verna due anni prima di tornare al Padre.
fra Gennaro Russo, guardiano di Santa Maria Occorrevole