La povertà degli altri ci interpella; il bisogno di ogni fratello chiede una reazione, un’azione di amore, l’interessamento di una comunità, il mettersi in gioco per sostenere chi non ce la fa. L’appello o il buon costume a ritenerci una società civile ha il suo prezzo nella serietà dell’impegno perché essa si realizzi davvero. Il contrario? Sarebbe il fallimento di tutti… Lo ha ricordato Papa Leone nel recente discorso alla FAO additando la responsabilità collettiva alla fame nel mondo.
Movimentare le coscienze, mobilitare azioni concrete: la Caritas della Diocesi di Alife-Caiazzo coinvolge nello stile di prossimità e lo fa educando alla carità perché le cose dei poveri ci interessano, perché gli ultimi sono in questo stesso quartiere, o più direttamente nella casa accanto. Negli ultimi mesi, sono stati molteplici gli appelli a collaborare, a donare uno, cinque o dieci… Perché se siamo più teneri alla visione dei gesti solidali lì dove tragedie umanitarie spezzano ogni filo di vita riscoprendoci in sintonia con il volontariato coraggioso distribuito in ogni angolo del Pianeta, possiamo esserlo anche per le tragedie silenti che sono a pochi metri da noi.
All’inizio del nuovo anno scolastico la Caritas lanciava l’appello a chiunque volesse donare quaderni, penne, zainetti, colori, in modo da coprire la richiesta di aiuto di tante famiglie giunte tramite le Caritas parrocchiali del territorio: la riposta generosa non si è fatta attendere e attraverso questo facile e veloce canale tra i volontari del Centro diocesano guidati dal direttore Don Alessandro Occhibove e le parrocchie, sono stati aiutati ben 50 bambini a riempire lo zaino di tutto il necessario consentendo loro di entrare in classe con la serenità di cui tutti hanno il diritto. Sono stati i cittadini, le famiglie, gli anziani a fare un passo avanti e il poco di ciascuno ha fatto bene a molti perché “chi soffre sa quanto sia grande anche un piccolo gesto di affetto e quanto sollievo possa recare” (Papa Leone, Dilexi Te n.4).
È la libertà la più grande premessa alla carità: la libertà di chiedere aiuto (lo ha fatto il Figlio di Dio sulla Croce), la libertà di dare quel che ho, quel che posso.
Ecco perché oggi si intensifica l’appello a donare nuovo materiale scolastico affinché si possa garantire maggiore aiuto o continuità nel supporto alle famiglie già affiancate; ma anche quei beni in buono o in ottimo stato di conservazione che possano entrare in una casa sguarnita di tavoli o sedie, di forni o di materassi, di utensili in generale… e persino di abbigliamento. Il Guardaroba Peter Pan (con sede a Piedimonte Matese presso l’Episcopio) è testimone della continua richiesta e dell’immediato dono.
Sono piccole forme di aiuto che la Caritas aggiunge alle più grandi azioni di intervento che realizza grazie all’8XMille che i cittadini destinano alla Chiesa Cattolica e che essa ridistribuisce alle Diocesi Italiane: anche questa, straordinaria esperienza che nel nostro Paese attesta la generosità e la solidarietà dei credenti in favore degli ultimi.
Ma c’è una rete attivata dalla Caritas diocesana, coltivata negli anni, che coinvolge anche commercianti di beni primari e non solo, che all’occorrenza non rinunciano ad una donazione: in questo caso la cessione di beni, generalmente, viene assoggettata a un trattamento fiscale di favore per l’azienda che la effettua, innescando così un circolo trasparente e virtuoso che abbraccia i bisogni degli ultimi, restituendo dignità e rendendo ancor più solido e mirato il servizio della Caritas. Chiunque può unirsi a questa esperienza di carità e testimoniare ad altri – amici, colleghi, concorrenti nel lavoro – la possibilità di una diversa di partecipazione alla vita collettiva fondata sul dono e sulla felicità degli altri. Perché oltre alle regole economiche che hanno creato non poche disuguaglianze nel mondo, vale anche l’impegno per lo sviluppo umano integrale.
Sulla povertà non dobbiamo abbassare la guardia”, è quanto chiede Papa Leone in Dilexi Te, l’esortazione apostolica pubblicata lo scorso 4 ottobre, dedicata agli ultimi: parole che confermano l’importanza di due impegni: la continuità del dono e un cambio di mentalità.
La Caritas diocesana chiede ma anche dona a tutti noi, essa per prima. E lo fa regalandoci sui canali social pillole di spiritualità o testi del Magistero (è il caso di Dilexi Te), che tracciano la rotta e provocano la coscienza a cambiare direzione.
Fonte: Clarus

