Termina il Servizio civile 2018-2019

La Curia diocesana ieri ha ringraziato e salutato i giovani volontari del Servizio Civile che per un anno sono stati impegnati nei centri di ascolto della Caritas: prima la messa in Cappella, come avviene nei giorni di apertura al pubblico degli Uffici, e poi un breve momento conviviale con la promessa di non “lasciarsi” così…
Se un’esperienza di Servizio civile genera una nuova coscienza in chi la vive, accogliamo volentieri il sogno di questi giovanissimi di continuare ad essere – attraverso il volontariato Caritas – una mano tesa per chi ha bisogno…
Un anno che è stata “ricchezza” non solo per loro, ma per quanti della Curia diocesana hanno condiviso le gioie che hanno segnato la loro giovane vita: il matrimonio di Amalia (la prima a sinistra); la laurea di Annamaria; un figlio per Francesca; l’ammissione alla Scuola Vaticana di Biblioteconomia per Luca.
Osate sognare ragazzi! Avanti così…

È trascorso già un anno da quel 15 gennaio, giorno in cui, per la prima volta, mettevamo piede nel Centro di Ascolto della Caritas diocesana, molto entusiasti, un po’ impacciati e all’oscuro di quello che avremmo fatto durante i dodici mesi di Servizio Civile. Era di martedì, giorno dedicato al centro di ascolto presso la sede della Caritas diocesana a Piedimonte Matese; un viavai di persone che chiedevano di parlare, di dialogare, di essere accolte…: eravamo già nel vivo del nostro progetto.

Non è affatto facile racchiudere quello che ha rappresentato per noi questo anno in poche righe tanto è stato intenso e ricco di avvenimenti. Ci parlavano tanto di “cambiamento” all’inizio di questo percorso e ora possiamo dire di averlo veramente vissuto: non siamo gli stessi dello scorso anno, abbiamo una maggiore consapevolezza e guardiamo con occhi diversi il mondo delle fragilità a cui ci ha aperti la Caritas e, in generale, del sociale.

Conoscevamo le attività Caritas dall’esterno, ma grazie all’opportunità del Servizio civile, abbiamo visto l’impegno che c’è dietro, l’entusiasmo, la gioia che proviene da un gesto d’amore. Ora guardiamo la Caritas come una mamma giusta, sempre pronta ad aiutare i propri figli, ma anche a dire dei no, quando questo è necessario per la loro crescita.

L’esperienza più formativa è stata il contatto con le persone, gli ascolti, gli sguardi: abbiamo imparato a fare i conti con i nostri limiti, ad accogliere le necessità delle persone anche e soprattutto quelle non espresse, quando gli occhi dicono qualcosa e le parole altro.

Il servizio civile in ambito sociale è soprattutto questo, una crescita personale, a livello umano; è come se ti si togliesse un velo dagli occhi consentendoti di notare cose che prima non vedevi; ora è più facile comprendere che puoi fare qualcosa di concreto per i tuoi fratelli e che la gratitudine che ne deriva, espressa anche solo in un sorriso, è la migliore ricompensa.
Nel nostro percorso siamo stati fortunati a ritrovarci in un ambiente accogliente come la Curia diocesana di Alife-Caiazzo, con persone sempre pronte a darci una mano e a condividere con noi le loro competenze. Il vescovo emerito mons. Valentino Di Cerbo ci ha accolti come figli, manifestando premura per ciascuno di noi e interesse per il lavoro a cui ci siamo dedicati.
Mons. Orazio Francesco Piazza, l’amministratore apostolico, seguendo le attività della Caritas ha manifestato ugualmente entusiasmo per l’esperienza del Servizio civile in corso.
Ci siamo subito sentiti parte dell’équipe della Caritasgrazie alla disponibilità del Direttore, Don Alessandro Occhibove e delle collaboratrici Mena Rao, Irma Ciccolini e Maria Luisa Di Sorbo, che ci hanno coinvolto pienamente in tutte le iniziative, tenendo conto anche dei nostri suggerimenti.

Concludiamo quest’esperienza con un po’ di malinconia per un anno che è passato troppo in fretta, che ci ha cambiato dentro e soprattutto ha fatto nascere un bellissima amicizia tra noi volontari e con i fratelli maggiori dell’Equipe che ci hanno accompagnati.
Il nostro anno di servizio civile è giunto al capolinea, ma ciò che abbiamo visto e vissuto lo porteremo sempre con noi.
Non è un addio, ma un arrivederci, perché oggi, a distanza di dodici mesi da quella prima volta, spontaneamente nasce la scelta di voler dare – da volontari – una mano alla grande famiglia della Caritas diocesana.
Ogni tanto ci piacerebbe dare una mano in quella che secondo noi è una grande famiglia: la Caritas!

Annamaria Tartaglia, Amalia Fontana, Luca di Lello, Francesca Scotto Rosato

fonte: Clarus